venerdì, agosto 18, 2006

SE LA VESCOVA DIVIDE LE CHIESE

La Conferenza episcopale svizzera ha declassato la presenza strutturata delle donne S E L A D O N N A - V E S C O V A D I V I D E L E C H I E S E Da parte sua, il cardinale Walter Kasher ha sostenuto che la recente scelta della Chiesa d´Inghilterra renderà impossibile la riconciliazione tra Canterbury e Roma A dividere le Chiese erano, una volta, i modi dogmatici per definire il mistero dell´incarnazione o la giustificazione; adesso che su tali impervie questioni si è giunti ad un consenso pieno o quasi ecco giungere altri temi - su tutti, i ministeri femminili - che, per taluni, costituiscono vera e propria zizzania da estirpare. Come dimostrato da alcuni eventi recenti. Il primo episodio ci è venuto dalla Svizzera. Qui la Conferenza episcopale elvetica ha degradato a semplice "Consiglio" una "Commissione delle donne" istituita diciassette anni fa e, praticamente, declassata nel giugno scorso. "I nostri vescovi, legati ad usanze d´altre epoche", ha commentato la rivista d´informazione religiosa "Choisir", "schivano le vere questioni accontentandosi di rinviare le loro interlocutrici a posizioni teologiche acquisite ma discutibili, o alla Chiesa cattolica universale con la quale devono essere in sintonia. Questa scappatoia li dispensa da qualsiasi gesto profetico. Sconcertati dalle rivendicazioni delle donne, hanno tentato una manovra diversiva". Questo "sfondo" pende anche sul rapporto tra Chiesa cattolica romana e Chiesa d´Inghilterra. Infatti, in quest´ultima, dove già da decenni esistono le donne-pastore, negli ultimi tempi è stata ammessa anche la donna-vescova; ma nella Chiesa d´Inghilterra la procedura per ordinare donne-vescove è stata avviata appena sei mesi orsono e, come è stato ammesso anche dall´arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, esse vi saranno solo tra non meno di sei anni. Seppure raggiungibile solo tra sei anni, il traguardo indicato ha, tuttavia, già messo Roma in stato d´allarme. Infatti, sollecitato dallo stesso Williams, il cardinale Walter Kasher (al vertice del Pontificio Consiglio per l´unità dei cristiani), ha ammonito che, se l´ipotesi divenisse realtà, ciò "che desideriamo tanto ardentemente (la partecipazione condivisa al banchetto del Signore) sarebbe sempre più lontano. Invece di muoverci gli uni verso gli altri, coesisteremmo semplicemente fianco a fianco". Per il peso storico che ha la Chiesa d´Inghilterra, ha sottolineato il cardinale, una scelta simile varrebbe come "indicazione" per il cammino di tutta la Comunione anglicana. Insomma, la scelta della donna-vescova porterebbe "ad un gelo di lunga durata" tra Canterbury e Roma. D´altronde, durante un incontro con il clero romano, circa sei mesi orsono, Benedetto XVI disse: "Il ministero sacerdotale dal Signore è riservato agli uomini. (...)In definitiva, è il Sacramento che governa la Chiesa". "Tuttavia", aveva aggiunto che sarebbe stato giusto chiedersi se non potessero essere offerte più "posizioni di responsabilità alle donne". A parte il maggior spazio alle donne in ruoli di responsabilità, dunque, sul nodo teologico di fondo, il papa aveva ribadito le tesi del suo predecessore. Ora, sostenere che solo l´uomo può rappresentare Cristo apre un´invalicabile contraddizione, dato che lo stesso papa sembra ammettere che anche la donna può battezzare. Ma, probabilmente, sembra esservi un altro, più grave, "a priori": solo le categorie maschili possono dire Dio. Però, oggi non sembra più possibile parlare di Dio solamente al genere maschile. Sarebbe un´idolatria che falsa la realtà della vita divina riducendo tutta la sua ricchezza unicamente ad una dimensione dell´esperienza umana. Quella dei ministeri femminili, allora, appare una questione troppo seria per lasciarla solo nelle mani delle gerarchie ecclesiastiche.
(Gabriele De Blasi)

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